Editore: EUT Edizioni Università di Trieste | Collana: Fuori collana |
pp. 380 | ISBN: 978-88-8303-345-2 |
ed. 2011 | |
Formati: Stampa, eBook | |
Prezzo: € 25.00 |
Arcangelo Carradori from Pistoia, a Franciscan Friar, carried out a missionary work in Egypt between 1630 and 1637 and, after returning to Italy, waited for the preparation of an Italian-Turkish and Italian-Nubian dictionary, both contained in a manuscript kept in Forteguerriana Library of Pistoia and dated 1650. While the part concerning the Nubian was subject to various studies, the Turkish had remained unpublished so far. This work by L. Rocchi aims to fill this gap by providing scholars with a richly scientific and richly commented edition of this part, which is very broad (includes 269 cards written on the recto and verse) and of great interest. Indeed, while many of the limbs are covered by the Carradors by "Dittionario italiano-turchesco" di Giovanni Molino (Rome 1641), there is also a very large number of sources for us unknown, supposedly constituted largely by Egyptian informants, with distinctive phonetic and morphosyntactic characteristics. It is therefore certain that the Carradorian dictionary will occupy a prominent place among the 'Transkriptionstexte' and it will become an important reference text for anyone interested in Turkish XVII century and Ottoman historical lexicography.
Arcangelo Carradori da Pistoia, frate francescano, svolse opera missionaria in Egitto tra il 1630 e il 1637 e, una volta rientrato in Italia, attese alla redazione di un dizionario italo-turco e di uno italo-nubiano, entrambi contenuti in un manoscritto conservato alla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia e datato 1650. Mentre la parte concernente il nubiano è stata oggetto di vari studi, quella turca era rimasta finora inedita. Il presente lavoro di L. Rocchi si propone di colmare questa lacuna fornendo agli studiosi un'edizione scientifica e riccamente commentata di questa parte, che è molto ampia (comprende 269 carte, scritte sul recto e sul verso) e di grande interesse. Infatti, se è vero che molti lemmi il Carradori li ricopia dal "Dittionario italiano-turchesco" di Giovanni Molino (Roma 1641), ce n'è pure un numero assai elevato tratto da fonti per noi sconosciute, presumibilmente costituite in buona parte da informatori egiziani, con caratteristiche fonetiche e morfosintattiche del tutto peculiari. È perciò certo che il dizionario carradoriano va ad occupare un posto di primo piano fra i 'Transkriptionstexte' e diventerà un importante testo di consultazione per chiunque si interessi del turco del XVII secolo e di lessicografia storica ottomana.