Editore: EUT Edizioni Università di Trieste | Collana: in/Tigor |
pp. 171 | ISBN: 978-88-8303-343-8 |
ed. 2011 | eISBN: 978-88-8303-390-2 |
Formati: Stampa, eBook | |
Prezzo: € 15.00 |
Il diritto deve continuamente adeguarsi alla vita che non accetta mai situazioni statiche e arresti definitivi ma che prospetta continuamente nuove giuste esigenze, nuove progressive acquisizioni di valori e al tempo stesso registra sempre nuove minacce alla realizzazione di un adeguato sviluppo della libertà e dignità umana”. Così Alfredo Carlo Moro, nel 1968, interrogandosi sul ruolo de Il giudice nello stato contemporaneo. Partendo dalla radicale critica allo stato di cose esistente proposta dai magistrati democratici a cavallo degli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, si analizzano sia le obbiezioni allora mosse all’uso alternativo del diritto, che coeve elaborazioni dottrinali, le quali, pur non condividendo gli intenti rivoluzionari di Magistratura democratica, testimoniano un sostanziale ripensamento delle tradizionali categorie della positività del diritto, ritenendo che da tale contesto si possano cogliere ancora utili indicazioni per l’attuale dibattito intorno alle fonti del diritto.