Editore: EUM – Edizioni Università di Macerata | |
pp. 343 | ISBN: 9788860560711 |
ed. 2007 | |
Formati: stampa | |
Prezzo: € 18.00 |
Scopo ambizioso di questo lavoro è quello di offrire al lettore un variegato panorama normativo sulla protezione degli animali, evidenziando come altri Paesi (Germania, Svizzera ed oggi più che mai Gran Bretagna) hanno modernizzato le regole che disciplinano il rapporto con le altre specie viventi puntando sulla “prevenzione” delle sofferenze e sulla “responsabilizzazione” di coloro che possiedono degli animali, qualunque sia la finalità della loro detenzione. Certamente sono lontani i tempi in cui si invitavano le maestranze del mattatoio di Roma a “non lasciarsi impressionare dai gemiti delle bestie, più che dai colpi di maglio sui metalli roventi”(come fece Pio XII) ma il disimpegno del legislatore nazionale anche rispetto a fenomeni, la cui origine appare imputabile essenzialmente all’incoscienza di alcuni ma i cui effetti si ripercuotono negativamente su tutta la società, non può non essere decisamente criticato. Anche da una lettura disattenta delle normative straniere nasce spontanea la domanda sul perché (dopo la rivoluzionaria legge quadro sul randagismo del ’91 che scardinava completamente il rapporto Stato-cane randagio) l’unica legislazione italiana, che possa definirsi non ipocritamente protezionista, sia quella prevista dal Codice penale. Per quanto si possa apprezzare la riforma del 2004, la tutela penale, avendo prevalentemente finalità repressive, dovrebbe costituire all’interno di un ordinamento giuridico l’ultima ratio rispetto ad altre forme d’intervento tese ad instaurare un corretto rapporto tra umani ed animali.