Editore: EUM – Edizioni Università di Macerata | |
pp. 244 | ISBN: 9788860561626 |
ed. 2008 | |
Formati: stampa | |
Prezzo: € 15.90 |
Erich Fromm è stato un intellettuale molto conosciuto dal pubblico tramite i suoi libri, ma praticamente ignorato dal mondo accademico. I suoi interessi e lo sviluppo del suo pensiero, dopo averlo allontanato dall’Istituto per le ricerche sociali di Francoforte, lo hanno costretto ad una posizione marginale nell’ambito del movimento psicoanalitico. Eclettico, incline a travalicare gli ambiti di competenza delle differenti scienze umane, egli ha coniugato diverse ispirazioni, a partire da quella facente capo alla spiritualità ebraica che, anche se rinnegata quale pratica di fede, rimase centrale nella sua visione dell’uomo. Si è confrontato approfonditamente con la psicoanalisi di Freud e con il pensiero di Marx. È stato soprattutto quest’ultimo, con la sua concezione dell’uomo che va formandosi nel concreto del suo farsi storico, a fornirgli la cornice entro la quale sviluppare la propria antropologia psicoanalitica, che mette al centro la persona e il significato che ella è in grado di conferire responsabilmente alla propria vita. L’insistenza con cui Fromm ribadisce che l’uomo è artefice del proprio destino e che “non vi è significato nella vita, all’infuori del significato che l’uomo conferisce alla sua vita”, non può che destare l’interesse delle scienze della formazione per questo autore, che fa dell’umanesimo il suo assunto irrinunciabile. Il “dover essere” dell’uomo è, soprattutto, un dover essere se stesso. In particolare, secondo Fromm, l’uomo deve assumersi la responsabilità del modello di uomo che promuove, sia a livello personale – dove centrale appare il ruolo della scelta – sia a livello collettivo, con riferimento al quale egli si è impegnato moltissimo a delineare e a promuovere i tratti di una società umanistica.