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Per un nuovo umanesimo europeo

Simone Veil, Traduzione ed Echi traduttivi di Daniela Fabiani, Bisogna fare l'Europa a cura di Natascia Mattucci

Editore: eum edizioni università di macerata Collana: Prolusioni
pp. 172 ISBN: 978-88-6056-895-3
ed. 2024
Formati: 10,5x14,7
Prezzo: € 11.00
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È il 18 marzo 2010 e Simone Veil pronuncia il suo famoso discorso d’insediamento all’Académie française dove è stata eletta due anni prima e dove occupa il tredicesimo seggio che fu di Racine, di Claudel, di Maurice Schumann e del gollista Pierre Messmer, l’eroe della resistenza al quale dedica la sua eulogia. Simone Veil è la sesta donna ammessa a sedere fra i quaranta “immortali”, i membri dell’Académie istituita nel 1635, per volere del cardinale Richelieu, col compito di vegliare sulla lingua nazionale. Lei, che non è una scrittrice, deve la sua elezione al rispetto che i Francesi le tributano per una vita esemplare. Sulla spada di Immortale che Jacques Chirac le consegna, Simone Veil ha scelto di incidere il numero di deportata che le avevano tatuato ad Auschwitz-Birkenau, 78651, il motto della Francia «Liberté, Egalité, Fraternité» e quello dell’Unione europea «Uniti nella diversità», due mani intrecciate, sul cui dorso appare una fiamma in ricordo dei forni crematori, e ramoscelli d’ulivo. Sono i simboli dell’esistenza straordinaria di una donna che ha trasformato il dolore in speranza, creando un ponte tra gli orrori del nazismo e la rinascita di una nuova Europa. Lo scrittore Jean D’Ormesson, a cui è affidato il discorso di benvenuto – contenuto anch’esso nel volume in traduzione italiana integrale – parla di un “enigma” Simone Veil: “È dalla parte dei più deboli, ma rifiuta ogni vittimismo. Quando le viene offerta la Legion d’Onore come ex-deportata, dichiara con calma e con grande audacia che non basta essere stata infelice in un campo di concentramento per meritare di essere decorata.” Proprio per questo, mai appellativo come “coscienza d’Europa” fu più calzante per lei. Magistrata, ministra, Presidente del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale diretto, Simone Veil ha sempre combattuto con convinta e appassionata determinazione per realizzare i grandi ideali universali della democrazia, della libertà, della tutela dei diritti umani, della parità tra donne e uomini, e di un’Europa unita. E proprio al rafforzamento della costruzione e dell’identità europea ha indirizzato i propri sforzi, affinché la dignità umana e la pace potessero rinascere in quegli stessi luoghi dove erano state brutalmente violate. Nel volume, la prolusione di insediamento all’Académie è preceduta da quella pronunciata nel 1980 all’Istituto universitario europeo di Firenze. Traspare qui con forza quell’insegnamento pacifista ed europeista che si nutre di dolorose esperienze personali ma le trascende nella visione di un nuovo umanesimo in cui le radici culturali della civiltà europea richiamano gli Stati membri a perseguire obiettivi di solidarietà e cooperazione.