Editore: EUM – Edizioni Università di Macerata | |
pp. 691 | ISBN: 9788860562999 |
ed. 2011 | |
Formati: stampa | |
Prezzo: € 40.00 |
Francesco Carrara vide in una fonte “marginale”, le circolari, le «perpetue appendici e codicilli alle leggi italiane». In tal modo segnalava, nell’Ottocento, un punto di crisi dell'ordine liberale, che, in settori decisivi della vita nazionale, depotenziava il ruolo della «legge», malgrado il suo celebrato primato politico e ideologico. Non a torto il principio di legalità, cuore vitale di quell'ordine, parve al giurista toscano segnato dallo scarto tra retorica della legge ed effettività del governo burocratico. È stata questa la premessa che ha orientato gli studi qui raccolti sul fenomeno normativo regolamentare/amministrativo, sulla sua dimensione costituzionale, sui suoi profili teorici, sul suo essere ambito di intermediazione tra sfera politica e amministrativa e cittadinanza. Governare per decreti, regolamenti, circolari garantì in più campi della vita giuridica una forma di comunicazione tra centro e periferia, e un intervento normalizzatore, uniformatore, in taluni casi riformatore della legge, fino a realizzare un «invece della legge». La «letteratura grigia» assicurò, inoltre, una alfabetizzazione giuridica e lessicale ed il disciplinamento del ceto burocratico, operazione cruciale nella costruzione dello Stato nazionale; pertanto il volume presenta le culture di chi queste fonti scriveva, interpretava, applicava. Una domanda era alla base della nostra ricerca: se l'opzione di governare con le circolari ministeriali e col potere regolamentare fosse una scelta imposta dalla intrinseca fragilità della legge formale/parlamentare, o piuttosto una strategia consapevole, volta a trasferire altrove il momento della specializzazione, in una sorta di cono d'ombra tra sfera politico normativa e sfera burocratico amministrativa. Nei diversi saggi qui raccolti quest'ultima interpretazione è parsa la più convincente, confortati ancora una volta dai rilievi di Francesco Carrara «Ecco il perché si fanno leggi ambigue ed oscure: perché possano i ministri farvi a piacimento loro aggiunte che mutino faccia alla legge». In questa direzione, il presente volume vuol essere anche un contributo a ripensare la stessa categoria storiografica «gerarchia» delle fonti, che forse può lasciare il posto alla rappresentazione, più vicina alla realtà, di un «sistema», che proprio nella «zona grigia» e nella frammentazione dei “livelli” di legalità, volle la leva della politica del diritto nazionale, in una logica che pare andare oltre l'Otto e il Novecento.