Editore: EUM – Edizioni Università di Macerata | |
pp. 217 | ISBN: 9788860561664 |
ed. 2009 | |
Formati: stampa | |
Prezzo: € 18.90 |
Sull’onda di una contestata riforma scolastica, forse mai come in questo momento il ruolo della maestra elementare viene messo in discussione. Ma quando è nata la maestra elementare? Al momento dell’unità d’Italia otto donne su dieci erano analfabete e fra le contadine marchigiane l’analfabetismo toccava il cento per cento. In pochi decenni, tuttavia, benché la scolarizzazione delle bambine, soprattutto nelle campagne, procedesse assai lentamente, anche nelle Marche molte ragazze scelsero di frequentare le scuole Normali per prendere il diploma da maestra. A fine Ottocento, le maestre avevano ormai sorpassato i maestri, ma la condizione di questa prima generazione di insegnanti fu assai difficile, e in particolare per le donne, “sparsa di tanti triboli”. Queste giovani donne, quando venivano mandate a fare le maestre in paesini sperduti fra le montagne o nelle scuole rurali, cadevano vittime dei pregiudizi e, spesso, anche dei soprusi di sindaci o amministratori comunali dai quali dipendevano, fino a subire veri e propri episodi di “persecuzione”, come nel caso della maestra di Serralta, Assunta De Angelis, ingiustamente calunniata. Eppure, le maestre seppero in pochi decenni diventare da vittime dei pregiudizi a paladine di emancipazione, come le dieci maestre di Senigallia che nel 1906 chiesero di essere iscritte nelle liste elettorali. Pioniere dell’alfabetizzazione in località ancora selvagge, le condizioni di vita durissime sopportate da queste donne vissute tra Otto e Novecento, oggi ci sembrano quasi improbabili perché sono rimaste sconosciute o sono state dimenticate anche dagli storici. Questo lavoro vuole focalizzare l’attenzione proprio su questi aspetti meno studiati, raccogliendo documenti e fermando ricordi prima che possano perdersi per sempre, con la speranza che nuove ricerche si aggiungano a queste “storie magistrali”.